Ridurre l’io secondo l’influente comando dell’avanguardia ufficiale degli anni Sessanta significa per Giulia Niccolai metterlo tra virgolette, trasformarlo in una citazione presa da altri, farne un testo preso in prestito. E’ un lavoro compiuto a cavallo tra due lingue e due tradizioni letterarie, il nonsense anglosassone e la neoavanguardia italiana, che produce una varietà straordinaria di sperimentazioni come le tavole di poesia visiva di Humpty Dumpty, i nonsense geografici di Greenwich o libro artigianale e d’artista Poema & oggetto.
Giovedì 12 dicembre alle 18.00 nel foyer del Teatro Litta, corso Magenta 24, Milano presentazione di Casino Conolly di Mariangela Guatteri. Con Mariangela Guatteri intervengono, Giusi Drago Antonio Syxty, Barbara Anceschi
Domenica 17 novembre, ore 19.00, al Castello Sforzesco, Sala della Balla doppia presentazione: “Riga 45. Giulia Niccolai”, e l’ultimo numero della rivista il verri, “Giulia Niccolai, l’ho scritto «io»”. Intervengono Barbara Anceschi, Marco Belpoliti, Nunzia Palmieri, Chiara Portesine
Casino Conolly è un’architettura di architetture.
Il titolo di ogni capitolo (“Villino Svizzero”, “Sezione Lombroso”, “Colonia Scuola Marro”, ecc., come del resto “Casino Conolly’” che dà il titolo al libro) si riferisce ad alcuni degli edifici presenti nell'ex area manicomiale di Reggio Emilia, una sorta di città nella città la cui origine risale alla seconda metà del XII secolo. Non è però un libro che documenta la storia dell’ex complesso manicomiale.
Nella scrittura Mariangela Guatteri riesce a recuperare il rapporto tra libertà e coazione che quel luogo ha rappresentato.
u pani
i nnoma e i forma dû pani sunnu assà
cudduredda mmiscata muffuletta mmirogghia
ma u pani resta sempri
un
Una raccolta di “documenti” nel senso di ‘testimonianze scritte’ o di ‘attestazioni di identità’, destinati, a sessant’anni dalla nascita del Gruppo 63, a aprire su un nuovo piano un confronto con quella stagione letteraria.
Quella cosa che ha così poco a che fare col dire e con lo scrivere, è la scrittura di Monica Palma. Nei poemi che compongono Fabula grande la sua scrittura la spia, si installa, occupa le stanze della casa, le lancette del tempo, esce, incontra e depone gli agguati della parola, si prende tutto quello che non si trasforma, si fa occhio. Si fa.
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