
Ha vinto il premio Moretti 2013!!!
Il volume oscilla tra i due poli dell’analisi linguistico-stilista e di quella tematica (la morte è un macrotema attorno al quale ruotano quelli – decisivi e qui presi in esame – della perdita, della mancanza, del male). D’altra parte, le due linee si incrociano pressoché in ciascun capitolo (sia in quelli dedicati a problemi più generali, come il graduale paesaggio dal lutto alla meditatio mortis o il rapporto con la filosofia, sia in quelli che si soffermano su questioni più circoscritte, come la referenza opaca di anaforici e deittici, l’influenza di Genet o la lettura di un singolo testo – Res amissa), dal momento che in Caproni i mezzi formali sonocostantemente al servizio della rappresentazione dei temi-chiave. La lingua è quindi il mezzo che consente di mettere in forma l’irrappresentabile per eccellenza, la morte. Ma lo fa solo attraverso i suoi interstizi, i suoi vuoti, il suo venire meno a un pieno regime di significazione diurna, di determinazione dei contenuti informativi: attraverso il suo negativo, appunto.
