n. 9 2023

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Obliqui tagli nel continuum, intersezioni o inversioni di piani ottici e blocchi temporali, dilatazioni/contrazioni (del significare, diegetico oppure ritmico), smontaggi e rimontaggi nella filigrana del discorso, dissezioni, interferenze, concreti onirismi, sfalsamenti prospettici, alchimie verbali d’un divenire altro o sia oltre la lingua. Sono solo alcuni dei modi in cui il linguaggio letterario (e, specialmente, poetico) nella modernità avanzata ha introiettato il solco dell’immagine-movimento, incorporandone l’ombra-luce, moltiplicandone e rovesciandone i tempi, le angolazioni, le messe a fuoco, gli spettri, rendendosi, attraverso il cinema, im/pura (espansiva) scrittura visuale: scrittura del movimento, e del suo magnetico dilatarsi. Da Zavattini a Zanzotto (e attraverso un caleidoscopio di sguardi fra cui quelli di Fenoglio, Landolfi, Malerba, Bene, i novissimi), questo libro prova a stringere il vario focus d’un possibile (chimerico e più vero) cinema verbale, nell’animarsi e sfogliarsi dei suoi sovrapposti schermi.

 

Tommaso Pomilio, contemporaneista presso l’Università La Sapienza, è autore di studi relativi alla tradizione del nuovo nella letteratura italiana, dalla linea del Modernismo fino alle postavanguardie, non di rado in prospettive intermediali. Fra le monografie: Asimmetrie del due. Di alcuni motivi scapigliati (2002), Dentro il quadrante. Forme di visione nel tempo del Neorealismo (2012), Cinema come poesia. Capitoli sui bordi di un’immagine (2010). Parte considerevole della sua produzione saggistica e critico-militante (nonché, e primariamente, creativa) è condotta nell’identità pseudonimica di Tommaso Ottonieri: vedasi almeno l’opus saggistico La Plastica della Lingua (2000). 

Prezzo di copertina: 22 €

Prezzo web: 18.7 €