
Organsa
2020, pp. 270
Un romanzo su un piccolo paese della Bassa poco fuori Parma. Un romanzo sul dopoguerra, saldamente centrato fra gli anni Cinquanta e Sessanta, su un’Italia dove accanto alle spinte verso cambiamenti radicali sopravvivono sentimenti e gerarchie cupamente egocentriche e odiosamente oppressive. Sfruttatori e sfruttati convivono nella stessa famiglia e chi si sfianca di fatica guadagna una miseria pur essendo nella graduatoria della parentela figlia di quei genitori che sono gli sfruttatori. Lo sguardo che narra, e che impara via via a riconoscere e a misurare la qualità e la quantità delle emozioni e delle aspirazioni in gioco, è quello implacabile di una bambina fra i sei e i dodici anni che tutto annota e soprattutto controlla filtrando e passando al vaglio le prepotenze e gli assurdi cedimenti, che misura l’esattezza di quello che vede con l’esattezza di una dizione cristallina. Una dizione che sa rendere cristallino anche un dialetto ostico come il parmense e dintorni. La bambina è nell’ordine la terza generazione. Un’innocente va a frugare le profondità di un’avidità forse secolare, la scrittura che si vuole mantenere limpida mentre segna a dito la serie delle malvagità crea attese non prevedibili, e il noir aleggia sul romanzo come un incredibile interrogativo. Grande conferma dell’autenticità della visione infantile è l’episodio decisamente allarmane e che resta insoluto dell’abito color zabaione appeso alla corda nel cortile.
Nata a Parma, Mariangela Mianiti vive fra Milano e Locarno. Ex pianista, giornalista, scrittrice. Ha vinto i premi giornalistici “Cronista dell’anno” nel 2003 e “Maria Grazia Cutuli nel 2005. Per DeriveApprodi ha pubblicato Una notte da entraineuse. Lavori, consumi e affetti narrati da una reporter infiltrata (2005) e La vita Viagra (2010). Nel 2011 è uscito per Sonzogno il suo primo romanzo Anche il caviale stanca, commedia sociale dalle singolari coincidenze con la serie televisiva Un’altra vita, trasmessa su Raiuno nel 2014. Attualmente scrive per il quotidiano il manifesto su cui tiene la rubrica Habemus Corpus.
Mangio alberi e altre poesie
2019, pp. 120
Figure del tempo sospeso
2019, pp. 146
Chiaroscuro
2019, pp. 128
L'esplosione
2019, pp. 70
con sei illustrazioni di Nanni Balestrini
Postfazioni di Paolo Fabbri, Cecilia Bello Minciacchi, Milli Graffi
Inutile cercare in "Esplosione" ogni traccia retorica di tropi. Balestrini ha i suoi modi di mettere la poesia sulla punta del numero e del ritmo, cioè di prendere nuove misure della lingua. […] Un’intersezione semantica interna che può creare un’esplosione di senso, generando nuovi sinonimi e nuovi antonimi rispetto ai testi di partenza. […] Il dispositivo poetico brilla, come si dice di una mina, con una liberazione d’energia brusca e violenta… (dalla postfazione di Paolo Fabbri)
Nanni Balestrini negli anni ’60 è stato tra gli animatori della stagione della neoavanguardia, ha fatto parte dei poeti “Novissimi” e del “Gruppo 63”. È stato parte attiva delle riviste “il verri”, “Quindici” e “Alfabeta”. È uscita in tre volumi da DeriveApprodi la sua opera omnia di poesia.
Il sistema retorico
2018, pp. 50
la bambina
2018, pp. 126

Ribbelle
2018, pp. 78
Bestie sulla scena
2018, pp. 96
Nei disegni che accompagnano le prose non è presente la pur minima scivolata disneiana o di qualunque animalismo caramelloso. Gli animali sono fastidiosi insetti o bestie pericolose come Il mulo malo.

Working
2018, pp. 50
Postfazione di Rodolfo Zucco
Un tempestar di corpi morti in trincea
con tutti quei tedeschi addosso
è la notte del 43 e là fuori c’è la guerra
i cieli narrano la gloria
del firmamento proclamano l’opera delle sue mani
non è racconto non è linguaggio non è voce
che possa essere intesa
zang tumb tumb
slam boom bomb tatatata splash
warum warum frak
ratata rat ta ratara tarata
ssssst
in trincea sotto il filo spinato
il passato è un sistema retorico
difficile uscirne pensava la ragazza
dal buio della pagina
Michelangelo Coviello è nato ad Agropoli (SA) il 7 febbraio 1950, vive a Milano. Ha recentemente pubblicato: Cuore d'asfalto (romanzo, 2000), Deejay (romanzo, 2005), News (racconti, 2006), Casting (poesie, 2008), Inferno 28 (romanzo, 2009), Pape Satan (romanzo, 2011), Mailing (poesie, 2013), Streaming (prose, 2015), La primavera fa ridere i polli (prose, 2017).
Infanta scienza
2018, pp. 54

La sposa vestita
2018, pp. 174
«A pranzo avanzato ero stanco di fotografare il vestito della sposa, impenetrabile. L’ho fotografata di spalle, per puro caso, mentre teneva la mano sinistra, adorna della fede nuziale, appoggiata sulla tovaglia, inerte, misteriosa, al punto da pensare che potevo toccarla, o addirittura, portarla via. Fu in quel momento che vidi il corpo della sposa muoversi sotto il vestito. Se l’avessi detto a Vale avrebbe fatto una risata da fare voltare tutti. Effettivamente come si fa a dire che sotto il vestito la sposa era nuda?».
Angelo Lumelli vive alla Ramata tra le colline del basso Piemonte, ai confini con l'Oltrepò, di fronte all'Appennino. Ha pubblicato: Cosa bella cosa (1977), Trattatello incostante (1980), Bambina teoria (1990), Seelenboulevard (1999), Per non essere l’acqua che amo (2008), bianco è l’istante (2015), Verso Hölderlin e Trakl (2017). Sta lavorando a: Nota lunga (saggi), Mappa senza strade (poesia), La vecchiaia del bambino Matteo (romanzo), La doppia faccia della pasta sfoglia (storie di paesaggi, di animali e di persone).
Boomerang
2017, pp. 68
L'inconfondibile voce di Tomaso Kemeny celebra qui un immaginario dove il sogno e il reale cessano di apparire in contraddizione. “Ghost poems” che apre il volume, dà voce a una ventina di poeti del ’900, fantasmi in azione, da Attilio Bertolucci a Amelia Rosselli. Nella parte seconda , “Voci”, il poeta riporta sulla pagina gesta e parole che custodiscono l'eterna lotta tra il potere e la rivolta contro le ingiustizie e le violenze del mondo. Dalle voci di Eschilo e Platone si giunge, tra le altre, alle parole di Albert Camus, Larung Ghar, Rosa Parks per sfociare nel sogno sublime di Martin Luther King in cui donne e uomini di tutte le civiltà ed etnie si sentono accomunati nei valori fondanti la fratellanza universale.
Tomaso Kemeny (Budapest 1938), vive a Milano, come anglista ha scritto libri, saggi e articoli sull’opera di Marlowe, Coleridge, Shelley, Lord Byron, Carroll, Dylan Thomas, Joyce e Pound. Ha pubblicato undici libri di poesia tra cui Il guanto del sicario (1976), Il libro dell’Angelo (1991), La Transilvania liberata (2005), Poemetto gastronomico e altri nutrimenti (2012), 107 incontri con la prosa e la poesia (2014). È tra i fondatori del movimento internazionale mitomodernista (1994) e del movimento “Poetry and Discovery” (2016) nonché della Casa della poesia di Milano (2006).
Bubuluz
2017, pp. 96
«Cominciando dal tuo accenno a una forma di postmoderno, devo dirti che non so davvero. Mia sorella ha detto che sono un dadaista; un altro amico mi ha parlato dei Found Poems. In realtà, all’inizio c’è stato l’incontro con un paio di poesie che Toti Scialoja aveva ricavato dalla prosa di Leopardi e con gli Esercizi platonici di Pagliarani. Anni dopo (2003) ho lavorato su un poemetto di Volponi (Lettera 19): così mi è capitato di approfondire la storia di un modo di scrivere che Genette fa risalire a… Socrate! Vedi Versification, in Palimpsestes. Ma sono passati altri dieci anni prima che cominciassi a fare qualche tentativo mio, e quindi a montare alcuni dei miei “ritagli” in collages (niente di nuovo, anche questi). In ogni caso, non si tratta che di prendere alla lettera Zanzotto: Ma che cos’è la poesia se non un insieme di echi, di voci che restano nell’aria, o in noi? E noi, quasi senza accorgercene, le ripetiamo. Ma ripetendole con la nostra voce, in qualche maniera le cambiamo». (Rodolfo Zucco a Francesco Rognoni, aprile 2015)
Rodolfo Zucco è nato a Fonzaso il 23 maggio 1966; vive a Udine. Ha scritto i versi di Bubuluz (che è il suo primo libro) tra l’estate del 2013 e la primavera del 2015.
Direzioni
2017, pp. 50
«A pagina 43 la breve sequenza di Comincia il libro espone le dure esperienze di un migrante con la scrittura La notte scrive / Risale il dorso // Si asciuga il sudore sul frontespizio // Prosegue con mano vuota / , e si conclude con un verso mirabile: Le lettere in viaggio nella carne. La difficoltà di assimilare una cultura diversa (le lettere non sono le stesse del paese d’origine) fa sì che il processo di integrazione sia un continuo viaggio che non finisce mai».
(dall’introduzione di Milli Graffi)
Alberto Mori (1962) poeta performer e artista, sperimenta una personale attività di ricerca nella poesia: dalla poesia sonora e visiva, alla performance, dall’installazione al video ed alla fotografia, consultabile nell’archivio multimediale dell’ Associazione Careof /Organization For Contemporary Art di Milano. Tra le più recenti pubblicazioni: Bar (2006), Distribuzione (2008), Objects (2010) Performate (2011), Financial (2011), Piano (2012) Davanti Alla Mancante (2014), Esecuzioni (2013), Meteo Tempi (2014), Canti Digitali (2015), Quasi Partita (2016). Nel 2001 Iperpoesie e nel 2006 Utópos sono stati tradotti in Spagna.
Power Pose
2017, pp. 170
Michele Zaffarano (1970). Traduttore dal francese. Wunderkammer (in Prosa in prosa, Le Lettere 2009). Cinque testi tra cui gli alberi (più uno) (Benway Series 2013). Paragrafi sull’armonia (ikonaLíber 2014). Todestrieb (Arcipelago 2015). La vita, la teoria e le buche (Oèdipus 2015). Fondatore del sito gammm.org. Redattore della rivista Nioques.
Primine
2017, pp. 58
«La poesia di Alessandra Carnaroli si presenta come una scrittura del trauma. Ma non ha bisogno di ostenderne le stimmate: il trauma non è quello che ci mostra, bensì quello che è. Una parola che salta e si rannicchia in un angolo, una parola annegata, una parola dislessica». (dall’introduzione di Andrea Cortellessa)
Alessandra Carnaroli ha al suo attivo diverse pubblicazioni poetiche: Taglio intimo (Fara, 2001), Femminimondo (Polimata, 2011), la plaquette autoprodotta Animalier (2013), Sei Lucia (Isola, 2014), Elsamatta (Ikonaliber, 2015). Finalista al premio “A. Delfini” nel 2005 con la raccolta poetica Scartata e nel 2013 con Anna matta 467 membri e al premio “Elio Pagliarani” nel 2016 con Elsamatta, suoi testi sono inoltre inclusi nelle antologie 1° non singolo (sette poeti italiani), con una nota di A. Nove, (Oèdipus edizioni, 2006), Registro di poesia #5 (D’If, 2012), Bastarde senza gloria (Sartoria Utopia, 2013), Femminile Plurale (Vydia editore, 2014), S’agli occhi credi (Vydia editore, 2015). Insegna in una scuola dell'infanzia, vive con la sua famiglia. e un maiale.
La primavera fa ridere i polli
2017, pp. 90